Angelo Celsi e' nato nel 1937, vive e lavora a Bellinzona e a Sovere (BG).
Da ragazzo conosce il pittore Arturo Tosi con il quale ha numerosi contatti ed inizia cosi' la sua passione e la sua conseguente attivita' artistica. Dopo diversi viaggi all'estero si stabilisce per un lungo periodo a Parigi, dove ha la possibilita' di conoscere artisti gia' affermati e consolidare la sua preparazione.
Cio' che impressiona immediatamente, nella pittura di Angelo Celsi e' la potenza plastica, a tal punto pronunciata da fare dei suoi quadri, per cosi' dire, sculture su tela.

Mi pare di particolare interesse esaminare, percorrendo l'opera tratto per tratto, gli aspetti eminenti. Innanzitutto ci troviamo di fronte ad un fondo anonimo, quasi un muro, uno sfondo oltre l'opera limitata al soggetto in primissimo piano. Cio', per ampie campiture nelle quali la tinta e' scelta secondo la necessita' dell'emozione, come un bel panno, a corredo di grandi figure. Ci sono poi uno o, piu' spesso due, soggetti in primo piano sbalzati come fossero in gesso. Anche qui la  monocromia, la capacita' di sfruttare un colore nelle sue varie sfumature, passando dal massimo vigore alla totale assenza. Dunque, la stesura. E qui la sorpresa. Contro l'immagine statica, la stanzialita', il peso che determinano la scultura, Celsi ottiene volumetrie ben definite ricorrendo continuamente alla torsione, al lumeggiare, ad ampi o rapidissimi tocchi. Il vero protagonista di questi lavori appare, cosi', in movimento. Celsi dipinge come muovendo una macchina fotografica, rendendo repentino nello scatto scie di luce. E di colore. Una vicenda, dunque, che permane nella modernita', non equivocamente, ma intenta a costante ricerca. Una Vicenda che piu' o meno coscientemente risente della diffusione tecnologica, non all'ultimo, dei mezzi televisivi.

Ritengo, pero', vada chiarito anche un altro aspetto: il permanere del Nostro nella vena linguistica prettamente italiana, distinta per il senso della materia e la volonta' di ordinarla con risultati quasi monumentali quali hanno caratterizzato gli esempi migliori della Metafisica e del Novecento. Si introduce cosi', nella sensibilita' spontanea ma lungamente raffinata dell'artista bergamasco la volonta' di fermare sulla tela, quanto piu' Stabile possibile (ma permangono gli effetti di ampio movimento) la quotidianita'. Rappresenta un uomo che fuma, fermando sulla tela un istante. Due amiche addirittura divengono manichini immobili e dietro esse un cane che comunica l'introdursi della vita entro uno spazio che pareva immoto. Gia' in passato, valga per esempio unico l'inimitabile Laocoonte, la scultura aveva tentato di coniugare staticita' e movimento determinando la propria struttura, la propria architettura in forme che segnassero un'apice di forze contrapposte, un culmine della situazione rappresentata, evocando in tal modo, in questa torsione assoluta il massimo movimento. E nello stesso tempo mostrando quell'attimo che riassume in se il passato e il futuro e non richiede che si immagini un prima e un dopo. Nel Laocoonte Lessing segnalava, a sigillo delle riflessioni che gli abbiamo rubato, l'urlo inarrivabile, oppure gia' consumato in sospiro del sacerdote di Apollo. Celsi tenta una diversa, anzi opposta, soluzione: nei suoi lavori non c'e' culmine ma una staticita' che sa di eterno, che ha escluso ogni fremito, non interessandosi alle forze che vanno generando le posizioni.

E' una pittura disinteressata alle necessita' fisiche della materia, ma potentemente intenta alla fantasia. Una pittura surreale, una pittura leggera come il vento.



ANGELO CELSI

Quando le emozioni sembrano non trovare parole che le possano esprimere, indicibili verita' svelano nella pittura l'universale magia del linguaggio, rivelando all'uomo la sua coscienza.
Immagini che si fanno sussurro ... parole.

Volti senza viso emergono nella luce sfocata dei suoi lavori e poi numerosi personaggi della rappresentazione umana che parlano di incomunicabilita', stagliandosi come possenti figure totemiche su di uno sfond che vi ruota attorno e che le sospinge quasi oltre il limite della tela.

Villaggi di montagna e rive di fiumi, paesaggi di un'intima visione e boschi dell'inconscio in cui Angelo Celsi ritrova l'emozione di un momento, liberandola nelle rapide pennellate che scorrono a tratti orizzontali, fuggevoli, in un'esplosione di luce e colori in movimento. Diana Bettoni


ANGELO CELSI When it seems impossible to convey emotions through words, then unutterable truths reveal in painting the universal magic of language, uncovering to man his own conscience.

Images become whispers ... words.

Faceless visages emerge in the hazy light of Celsi's works. Several characters of the human show tell about incommunicability, standing out like powerful totems on a spinning background that seems to drive them beyond the borders of the canvas. Mountain villages and riversides, landscapes of an intimate vision and sets it free with swift brushes that run in horizontal, fleeting strokes into an explosion of light and moving colours.